Luce di speranza in Madagascar

Scrivo ormai di partenza dall’Africa, dopo una settimana di lavoro volontario con i più bisognosi. Sono in Madagascar, un’isola nell’Africa meridionale di contrasti forti, di grande bellezza naturale, ma anche di molta corruzione e estrema povertà. Il Madagascar non è solo lemuri. Qui la Comunità Shalom ha una casa con sei volontari che sviluppano un’opera di promozione umana, educazione e assistenza alle persone che vivono in condizioni subumane. In questi ultimi 15 giorni, in 22 volontari, siamo stati impegnati in un intenso servizio. Abbiamo visitato diverse case per l’assistenza medica, portato cibo, medicine, conforto, acqua… Le case sono solitamente fatte di un semplice tetto, di lastre di zinco ondulato e a non più di una campata. In quasi tutte le case manca l’essenziale. Il riso è alla base della loro alimentazione, infatti è l’unica cosa praticamente che mangiano. Senza condimento e senza sale. Solo riso bianco, anche se spesso manca persino quello! Le malattie più gravi sono: la malnutrizione (a causa della mancanza di cibo); la disidratazione (per mancanza di acqua), la diarrea e le infezioni di ogni tipo!
In alcune di queste “case” ci sono due, tre o più bambini, che, spesso senza padre, aspettano, soli e a digiuno, il ritorno della madre, uscita in cerca di qualcosa da mangiare per pranzo, che non sempre trova! Nelle consultazioni mediche che abbiamo fatto: soprattutto casi estremi di mancanza di igiene e malnutrizione. La maggior parte delle famiglie non ha i soldi per comprare l’acqua per fare il bagno. L’acqua non potabile che esce dal rubinetto – anzi, quale rubinetto? In realtà non tutti ricevono acqua e hanno bisogno di comprarla – è per cucinare il riso. In questo contesto, abbiamo visto come si può accendere la speranza! Abbiamo imparato da loro la gratitudine, quella che provano verso i volontari della Comunità Shalom che abitano lì e che sono per loro un rifugio sicuro, tanto materiale quanto umano. Abbiamo visto come l’aiuto di questi volontari porti loro la possibilità concreta di tornare a sognare: di costruirsi una casa o una fattoria per sostenere la propria famiglia – come diceva il nostro amico Niquèas. Infine, siccome condividere l’esperienza di questi pochi ma intensi giorni in Madagascar richiederebbe ancora molte pagine, riassumo con una parola: SPERANZA! Spero di poter vedere il volto dell’intero popolo malgascio illuminato dalla luce che traspare dal contatto con i volontari della Comunità Shalom presenti in questa terra. Se vuoi aiutare la Comunità Shalom a continuare i suoi lavori a Madagascar e in tutto il mondo, lo puoi fare tramite la Fondazione “Accendi la Speranza” che appoggia la missione della Comunità Shalom a Roma.
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